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Immerso nel cuore dell’Alta Irpinia, a 750 metri sul livello del mare, il Comune di Rocca San Felice rappresenta uno dei borghi più affascinanti e suggestivi del territorio campano. Con una popolazione di 843 abitanti e un’estensione di 14,41 km², Rocca San Felice confina con i comuni di Frigento, Guardia Lombardi, Sant’Angelo dei Lombardi, Sturno e Villamaina, e dista circa 52 chilometri dal capoluogo Avellino.
Il borgo affonda le proprie radici nella storia più antica, risalendo all’epoca preromana. In questi luoghi, nella suggestiva Valle d’Ansanto, sorgeva un tempio dedicato alla dea Mefite, divinità italica venerata dai popoli osci e sanniti, simbolo del legame tra l’uomo e le forze misteriose della natura.
L’attuale impianto urbano si sviluppò in epoca medievale, a partire dall’anno 848, quando, con la creazione dei Principati di Salerno e Benevento, re Ludovico ordinò la costruzione della Rocca per marcare i confini tra i due territori. Nel corso dei secoli, il borgo fu coinvolto in diverse vicende feudali: in epoca angioina passò alla famiglia D’Aquino, per poi essere amministrato, nel tempo, dalle famiglie Saraceno, Caracciolo, Reale e infine dai Capobianco, signori di Carife, che ne mantennero la proprietà fino all’eversione della feudalità nel 1806.
Oggi, Rocca San Felice si distingue per la perfetta conservazione del suo impianto medievale. Il centro storico, dominato dalla maestosa Rocca del Castello, offre scorci di rara bellezza, mentre il territorio circostante custodisce tesori naturalistici e culturali di inestimabile valore. Tra questi spicca la Valle d’Ansanto, avvolta dal mistero della Mefite, dove i fenomeni geotermici creano un’atmosfera unica e surreale, che ha alimentato nei secoli racconti, leggende e studi scientifici.
Il nome del borgo riflette il legame con il territorio e con la fede: “Rocca” come altura fortificata e “San Felice” in onore del Santo Patrono, a cui gli abitanti – detti rocchesi – sono profondamente devoti.
Rocca San Felice è un luogo che conquista il visitatore con la sua autenticità. È un invito all’incontro con il cuore selvaggio dell’Irpinia, tra sapori inconfondibili – come quello dello zolfo – e tradizioni millenarie, in un perfetto equilibrio tra natura, cultura e spiritualità.
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